sabato 2 febbraio 2013

Strumenti finanziari per le ESCo

Come anticipato nel mio post Ritorno al futuro, sto attualmente affrontando in particolare il tema degli strumenti finanziari per attuare interventi di Efficienza Energetica. Sfrutto ancora la competenza e l'esperienza di Dario Di Santo, dalle cui valutazioni prenderò spunto nei prossimi post per illustrare le applicazioni pratiche di questi mezzi, ecco un inquadramento dell'argomento.
"Le società di servizi energetici dovrebbero infatti svolgere un ruolo centrale nell’attuazione dei programmi di miglioramento dell’efficienza energetica negli usi finali, sia nelle intenzioni del Legislatore comunitario (Direttiva 2006/32/CE), sia in quelle nostrane (D.M. 20 luglio 2004).
Il fatto di offrire servizi energetici integrati a prestazioni garantite partecipando al rischio finanziario, infatti, risulterebbe di grande aiuto per molti utenti finali. Al momento due problemi si contrappongono allo sviluppo del modello ESCo:
le dimensioni limitate della maggior parte delle società, in particolare di quelle nate in seguito al meccanismo dei certificati bianchi, che si traducono in una capitalizzazione limitata e in limiti strutturali (limitato sviluppo di alcune professionalità importanti);
la scarsa offerta di strumenti finanziari dedicati al finanziamento tramite terzi di progetti di miglioramento dell’efficienza energetica da parte delle banche.
Davvero pochi sono gli istituti che offrono linee di prestito appositamente studiate o comunque utilizzabili in maniera trasversale dalle ESCo. Abbondano prodotti destinati al fotovoltaico ed alle rinnovabili, grazie alla garanzia di poter bloccare i proventi collegati ai rispettivi incentivi. Ma siamo ancora lontani da un’offerta strutturata in grado di finanziare progetti energetici sugli usi finali considerando i business plan come garanzia.
Nei casi in cui singole banche si sono avvicinate al settore dell’efficienza energetica, lo hanno fatto in modo tradizionale, tanto è che tali prodotti vengono considerati comunque insufficienti dagli operatori di mercato. Infatti, a ben vedere, le condizioni proposte sono sempre quelle consuete, proprie dei prestiti ordinari, e non tengono conto delle esigenze reali delle società di servizi energetici, contravvenendo quindi alle stesse disposizioni dell’Unione Europea, che invitano le Banche ad avvicinarsi al mondo dell’efficienza energetica e dei servizi energetici per mezzo di prodotti ad hoc. Si trovano quindi proposte di finanziamento con richieste di garanzie reali (ipoteche, etc) o personali (fideiussioni, garanzie a prima richiesta, etc…) che difficilmente possono essere soddisfatte dalle ESCo: le prime perché non risulta iscrivibile ipoteca sugli impianti da esse installati e gestiti, sia per natura stessa del bene, che per titolarità (di proprietà di un soggetto terzo), le seconde in quanto fornibili solo nel caso di una solida struttura finanziaria della società, aspetto che non è verificato nella maggior parte delle ESCo italiane, dal momento che, da tale mercato, non hanno ancora avuto sufficienti opportunità di sviluppo e crescita.
Alla base di ciò vi è sicuramente la mancanza di conoscenza delle ESCo da parte delle istituzioni finanziarie, e quindi risulta opportuno instaurare un dialogo tra le parti. Considerando che le garanzie non vanno ad aumentare la capacità di credito di una ESCo, ma a ridurre il rischio finanziario corso dalla banca in caso di mancato buon esito del piano da finanziare, sarebbe logico istituire linee di credito basate sulla valenza tecnico-economica e sull'attivo del progetto, incentrando le richieste sulle garanzie contrattuali, prima fra tutte la canalizzazione dei ricavi derivanti dal risparmio energetico conseguito, e sottoscrivendo apposite assicurazioni a favore della banca per il suo indennizzo a seguito di eventuale insolvenza della ESCo. L'assegnazione di fidi in bianco, almeno in via teorica, è quindi possibile a fronte di progetti di investimento proposti da società serie, la cui indiscutibile capacità morale e le attitudini professionali vanno a conciliarsi con business plan chiari e giudicati appetibili e consistenti dagli istituti finanziatori, in cui i vari rischi sono ripartiti tra i soggetti che maggiormente possono soddisfarne la copertura.
Come predisposto dalla Direttiva 2006/32/CE, che prospetta per le ESCo l’assunzione di almeno una parte del rischio finanziario legato all’intervento di risparmio energetico, il finanziamento da flussi di cassa, con basse richieste di garanzie reali, se non addirittura nulle, permetterebbe allora di soddisfare le stesse disposizioni dell’UE, poiché la compartecipazione al rischio finanziario assicurerebbe le banche dall'eventuale fallimento del progetto. Chiaramente per arrivare a ciò le ESCo dovranno fare la loro parte. Un problema evidenziato in varie occasioni è la limitata capacità di molti soggetti di redarre business plan che contengano un’analisi dei rischi in linea con le aspettative di chi presta i capitali.
Sicuramente le dimensioni limitati ed il carattere spesso artigianale di tali operatori giocano negativamente. Dunque diventa importante investire in figure professionali adeguate in ambito economico-finanziario (del resto una ESCo è per sua natura una società abile nella gestione dei rischi finanziari), oltreché energetico-ambientale, e in programmi di formazione e aggiornamento.
Oltre ad ottenere più facilmente l’accesso al credito, le giovani ESCo nate negli ultimi anni potranno così beneficiare dei benefici diretti nello svolgimento delle loro attività. Non va del resto dimenticato che è in fase avanzata di redazione una norma per la certificazione delle ESCo (la norma UNI 11352, che ne nel frattempo ha visto la luce), che porterà comunque verso il raggiungimento di determinati standard di qualità per questi operatori.
Tenendo conto di quanto detto, è importante che gli istituti di credito si preparino a rispondere in maniera esaustiva alla domanda di finanziamento che proviene dalle ESCo, anche costituendo al loro interno un’apposita sezione di personale qualificato nel campo dell’efficienza energetica. Ciò al fine di essere in grado di valutare in modo adeguato i progetti di risparmio energetico, distinguendo tra i soggetti qualificati e i puri avventori, e schermandosi dai possibili interventi fallimentari.
Al momento ci troviamo di fronte ad un’opportunità sprecata: il mercato dei servizi energetici e dell’efficienza energetica esiste ed è un mercato ad ampio margine di sviluppo. Le possibilità di business sono buone per entrambi i soggetti, con indicatori finanziari superiori a quelli delle fonti rinnovabili, ed è interesse di tutti che possa decollare, considerati anche i benefici che la crescita della cultura del risparmio energetico e dell’uso razionale dell’energia apporterebbe all’Italia e al Mondo intero in termini di conservazione delle risorse e prevenzione dall’inquinamento.
Preso atto delle difficoltà che si incontrano in questa fase storica dell'evoluzione del mercato delle ESCo, sarebbe opportuno quindi intervenire inizialmente con altri strumenti finanziari, per passare poi, in una fase successiva, al mercato monetario regolamentato. In tale ottica, oltre all’eventuale appoggio fornito da Stato e Regioni attraverso fondi di garanzia e di rotazione o finanziamenti agevolati, la forma di capitale che potrebbe dare un importante impulso al settore è quello del capitale di rischio privato. Il venture capital (o i business angels) farebbero crescere le ESCo sia dal punto di vista prettamente monetario (aumento patrimonializzazione, riduzione leva finanziaria), sia dal punto di vista della cultura finanziaria (con la possibilità di presentare business plan esaustivi anche dal punto di vista economico-finanziario, come richiesto dalle banche). Il connubio con i venture capitalist è sicuramente il mezzo più veloce e adatto al fine di completare la maturazione finanziaria delle ESCo italiane, fino all'avvenuta collocazione in mercati monetari regolamentati. Affinché questo possa accadere è importante che avvenga quel processo di qualificazione degli operatori che è stato descritto in precedenza. Successivamente il capitale di debito deve entrare prepotentemente in gioco, offrendo servizi e prodotti ad uso delle ESCo, innovativi e consistenti come richiesto dalla UE. A questo punto le banche non potranno certamente tirarsi indietro di fronte alle richieste del mercato, ed anzi, presumibilmente, faranno a gara per partecipare al gioco."

Nessun commento:

Posta un commento