"Viviamo in
tempo crisi, è un dato di fatto. Crisi non soltanto economica. Negli ultimi
anni ne sono esplose in successione di diverse tipologie, come già era successo
in passato, ma in forma meno grave. Oggi sono in molti a ritenere che siano
superabili solo portando a compimento la cosiddetta “terza rivoluzione
industriale”. Una crisi economica e finanziaria che ha le sue radici anche
nella tendenza sempre più diffusa a vivere al di sopra dei propri mezzi,
contando su materie prime a basso costo e sulla possibilità di indebitarsi a
piacere.
Una crisi ambientale legata principalmente al definitivo
riconoscimento da parte degli scienziati di tutto il mondo delle alterazioni
che i gas serra possono determinare nel clima del pianeta e al problema dello
smaltimento dei rifiuti che cresce parallelamente a un inarrestabile sviluppo
demografico. Una crisi energetica causata dalla volatilità dei prezzi dei combustibili
fossili e dal progressivo esaurimento delle risorse petrolifere. Una crisi
geopolitica che vede alcuni paesi emergenti possessori di materie prime
assumere atteggiamenti sempre più ricattatori nei confronti dei paesi
industrializzati e consumatori. Una crisi delle infrastrutture che, in paesi
come il nostro, sono sempre più obsolete e non in linea con il necessario
sviluppo del sistema Paese, l’incremento della popolazione, del benessere e dei
consumi. Una risposta possibile a questa convergenza di eventi che mettono in
crisi un sistema che sembrava incapace di fermarsi gettando un’ombra sul nostro
futuro, sta proprio in un nuovo modello di sviluppo, una “terza rivoluzione industriale”
basata sulla massimizzazione dell’efficienza energetica e la minimizzazione
degli scarti a ogni livello, facendo ricorso a: tecnologie a maggiore
efficienza energetica, fonti rinnovabili di energia, forte impegno delle
pubbliche amministrazioni e delle imprese private accomunate dal comune
obiettivo del risparmio delle risorse (economiche, energetiche ed umane) e
della riduzione del proprio impatto sull’ambiente.
In uno
scenario del genere, la crescita di Siram, così come quella di tutte le società
che in Italia possono definirsi un’ESCo (Energy Service COmpany), non è un fatto
casuale. Piuttosto una logica conseguenza legata alle caratteristiche di un’impresa
che ha i suoi punti di forza nella conoscenza approfondita del settore energetico
(dalla produzione alla distribuzione a un panorama sempre più vasto ed eterogeneo
di utenti), nel radicamento sul territorio italiano, dove è fondamentale avere
rapporti consolidati con un gran numero di amministrazioni pubbliche e private.
Senza
dimenticare gli aspetti non secondari dell’attenzione per le risorse umane, di
un ricco bagaglio in termini di innovazione, tecnicamente ed economicamente sostenibile,
e di ricerca e sviluppo, patrimonio di gruppi internazionali presenti in tutto
il mondo e all’avanguardia nei settori dell’energia e dei servizi ambientali.
Ma, a parte il caso specifico di Siram, vediamo ora come il sistema delle ESCo,
nato negli Stati Uniti negli anni Ottanta per rispondere alle esigenze di
riduzione dei consumi nei settori pubblico e privato, si sta consolidando anche
in Italia in linea con la legislazione nazionale e comunitaria in materia di
risparmio ed efficienza energetica.
Il Decreto
Legislativo n. 115 che ha recepito la Direttiva UE n.32 del 2006 rivela, fin
dall’art. 2, dove si trova un vero e proprio glossario del settore, la volontà
di fare finalmente chiarezza su cosa si intenda per Servizio Energetico, ESCo,
Contratto di Rendimento Energetico e Finanziamento Tramite Terzi. Per quanto
riguarda la definizione di “Servizio Energetico” viene sottolineata l’esigenza
che ne scaturisca sempre un miglioramento in termini di efficienza.
Analogamente,
“ESCo” sono tutte le società che forniscono servizi per migliorare l’efficienza
energetica di
impianti o
edifici dei loro clienti, accettando un certo margine di rischio finanziario. Il
pagamento dei servizi forniti da un’ESCo, infatti, si basa sull’ottimizzazione dei
consumi energetici e sul raggiungimento di obiettivi di rendimento stabiliti.
In questo modo, le ESCo contribuiscono a ridurre gli sprechi, sviluppare le
fonti di energia rinnovabili e limitare le emissioni in atmosfera. Coerentemente
in un “Contratto di Rendimento Energetico” i pagamenti sono correlati al
livello di miglioramento dell’efficienza energetica stabilito contrattualmente,
secondo le caratteristiche del contratto di risultato. Per quanto riguarda,
infine, il “Finanziamento Tramite Terzi”, esso richiede la presenza di un terzo
(che può essere un’ESCo) che fornisce i capitali necessari per migliorare
l’efficienza energetica e addebita al beneficiario di tale operazione (il
cliente della ESCo) un canone pluriennale pari a quello che già precedentemente
aveva: una parte del risparmio energetico conseguito negli anni compenserà la
ESCo. Volendo soffermarsi sugli innovativi aspetti introdotti dal Contratto di
Servizio Energia, previsto dall’allegato II al Decreto, è importante ricordare
come esso offre dei requisiti minimi (certificazione energetica degli edifici;
canone all-inclusive di beni e servizi; presa in carico da parte del fornitore
del ruolo di Terzo Responsabile dell’approvvigionamento e della trasformazione
del combustibile, nonché della misurazione dell’energia prodotta in Conto Terzi
e della rendicontazione periodica alle utenze; messa a norma e mantenimento in
efficienza degli impianti) accanto ai quali il legislatore ne ha stabiliti
altri che configurano il cosiddetto Contratto Servizio Energia Plus.
In
particolare, esso favorisce il risparmio energetico impegnando il fornitore a
ridurre l’indice di energia primaria per la climatizzazione invernale di almeno
il 10% rispetto a quello indicato dalla certificazione energetica. Tale
riduzione può essere ottenuta con interventi di riqualificazione energetica
degli impianti o, dove possibile, con l’installazione di un sistema di
termoregolazione.
In secondo
luogo, a fronte dei maggiori investimenti richiesti, il Servizio Energia Plus
prevede l’opzione del Finanziamento Tramite Terzi. Il Servizio Energia Plus
viene così equiparato a un contratto di locazione finanziaria nel dare accesso
a incentivi e agevolazioni finalizzate alla gestione ottimale e al
miglioramento
delle
prestazioni energetiche. Infine, per favorire la partecipazione economica da
parte del fornitore all’investimento per il rifacimento integrale degli
impianti e/o la realizzazione di nuovi impianti e/o la riqualificazione energetica
dello stabile per oltre il 50%, la legge prescrive che la durata del contratto non
sia soggetta alle limitazioni temporali (non meno di un anno e non più di
dieci), previste per il contratto standard.
Insomma,
una disciplina sempre più finalizzata a ottenere risultati concreti in termini
di risparmio energetico, a favorire una maggiore selezione delle aziende operanti
sul mercato, il finanziamento di attività di riqualificazione e rinnovamento degli
impianti esistenti e il definitivo sviluppo del sistema ESCo in Italia.
Il sistema
ESCo in Italia è ancora in via di definizione. L’offerta delle ESCo si compone
di un mix di aspetti tecnici e aspetti finanziari. Anche per la difficile congiuntura
in cui oggi ci troviamo, i secondi sono preminenti sui primi. Ad una ESCo si
chiede soprattutto di realizzare un intervento chiavi in mano che comprenda
anche il suo finanziamento, come se il risparmio energetico e la riduzione
delle emissioni in atmosfera fossero date quasi per scontate, mentre le
principali aspettative della collettività si concentrano proprio su questo. Non
solo. Oggi vi sono poche aziende in grado di garantire tutte le fasi del
processo. Occupandosi solo di una parte del tutto, ogni azienda coinvolta tende
a banalizzare il processo nella sua complessità enfatizzando il miglioramento che
il proprio contributo ha comportato ai fini del risparmio energetico.
Tanto per
fare qualche esempio: una caldaia che fa risparmiare un 15/20%, un regolatore automatico
che incide per un 10% in meno e delle pompe di circolazione con inverter che
potrebbero garantirci un altro 10/15%. In una situazione del genere, un
progettista poco attento al contesto potrebbe pensare di ottenere la sommatoria
dei rispettivi benefici. In realtà, a parte il fatto che i rendimenti si moltiplicano
e non si sommano, bisogna tener conto del fatto che qualcuno elide e comprende
l’altro. Inoltre, bisogna stare molto attenti a non confondere il rendimento
massimo (potenza nominale) di un impianto con il suo rendimento effettivo nelle
reali condizioni di funzionamento. L’esperienza ci insegna che i nostri impianti
erogano il massimo della potenza solo per un tempo pari al 5/10 % della loro
attività, mentre per un restante periodo essi funzionano a regime ridotto.
Questi
errori piuttosto comuni fanno crescere le aspettative dell’uomo della strada in
maniera del tutto infondata rovinando il mercato. Una vera ESCo, in quanto
società di servizi energetici che integra tutte le fasi del processo, dovrebbe
essere in grado di garantire risparmi energetici significativi ma realistici che
spesso, ma non sempre, possono essere a due cifre (dal 7 al 15%).
Un
miglioramento questo che dipende molto anche dalla situazione pregressa in cui
si trovavano gli impianti prima della loro riqualificazione. In presenza di impianti
nuovi o appena riqualificati, infatti, i rendimenti possono essere già ottimali
e quindi il miglioramento possibile può essere anche meno rilevante. Ecco
perché il Decreto 115 chiede che nei casi di nuovi contratti la ESCo garantisca
un miglioramento dell’efficienza energetica pari ad almeno il 10%, mentre per i
semplici rinnovi è sufficiente il 5%. Il legislatore, pertanto, è stato molto
più realista di quanto non siano certi operatori del mercato che, con le loro
eccessive promesse, rischiano di creare un’aspettativa troppo alta. È giusto
che il mercato si abitui a operatori che si impegnino a garantire, anche da un
punto di vista finanziario, risultati magari meno eclatanti ma certi. Come nel
caso dei contratti di servizio energia plus dove i pagamenti sono in funzione
del livello di miglioramento stabilito contrattualmente. Con le sue previsioni
di risparmio più contenute e realistiche, una vera ESCo rischia talvolta di
risultare meno efficiente di altre aziende e peggio ancora di apparire una speculatrice.
Le ESCo ragionano secondo l’impostazione del contratto di Global Service
(contratto a risultato dove ci si impegna al raggiungimento di obiettivi stabiliti
contrattualmente), sulla base del principio puro delle norme Uni. Ne deriva uno
dei principali motivi per cui ci si rivolge a una ESCo: l’impegno contrattuale a
raggiungere un risultato anche da un punto di vista finanziario. Peraltro, al
giorno d’oggi, il rischio è quello di vedere l’ESCo sempre più come una banca,
un finanziatore, prescindendo molto, troppo dall’aspetto del risparmio energetico
che, come abbiamo detto, viene sempre più dato per scontato.
Richiedendo alla ESCo un’esposizione
finanziaria sempre maggiore è inevitabile che gli aspetti tecnici ne risultino sacrificati.
Meglio sarebbe che in questi casi la ESCo fosse affiancata da una banca a
garanzia del finanziamento delle opere, lasciando che ciascuno “faccia il suo
mestiere”. Il sistema ESCo rischia di bloccarsi per questo sbilanciamento a vantaggio
degli aspetti finanziari. Occorre, invece, trovare una convergenza tra l’esigenza
di risparmiare soldi e quella di risparmiare energia senza snaturare il
sistema."
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