"Sull’uso
dell’energia si fondano benessere e crescita di un Paese. Per l’Italia, che
dipende dall’estero per l’85% del suo fabbisogno in fonti primarie, l’energia è
anche un fattore strategico. Trattandosi di un sistema molto complesso, in
stretta relazione con le reti europee ed extra-europee, per innescare dei
cambiamenti sostanziali occorre ragionare in un’ottica di medio-lungo periodo.
Si tratta di cambiamenti essenziali e auspicabili per varie ragioni.
L’efficienza
energetica lato domanda rappresenta un valido strumento per incidere presso gli
utenti in tempi brevi, consentendo di ottenere benefici energetici, ambientali,
economici e di immagine per i singoli e per il Paese. Richiede però una forte
azione nei confronti dei decisori pubblici e privati, degli installatori e dei
venditori ed infine dei cittadini.
Una
funzione centrale sotto questo punto di vista la può svolgere l’Amministrazione
Pubblica: Regioni, Province e Comuni presentano il duplice ruolo di soggetti
pubblici, chiamati ad agire sul territorio promuovendone lo sviluppo, e di
attori privati, dotati di un parco di edifici e impianti tecnologici
caratterizzati da consumi energetici importanti (ospedali, scuole, acquedotti,
depuratori, etc).
L’energia
incide su circa il 5-10% delle spese correnti di un Ente Locale. La spesa
dell’Ente rapportata al numero di abitanti si aggira in media sui 40-70 Euro.
Se si considera anche l’aspetto emissioni si comprende come intervenire possa
risultare conveniente. Gli interventi possibili riguardano anzitutto la gestione
dei contratti di fornitura e la messa a punto di una funzione di contabilità energetica
efficace, che da sola è in grado di portare a risparmi consistenti per
l’individuazione di errori nelle fatture e per l’ottimizzazione dei contratti.
Quindi l’analisi dei consumi, l’individuazione degli sprechi e la realizzazione
di interventi nelle aree di consumo principali:
illuminazione
pubblica e semaforica;
impianti
termici e condizionatori al servizio di edifici, ospedali, scuole;
illuminazione
di interni e macchine per uffici;
impianti
tecnici (acquedotti, depuratori, fogne, etc);
trasporti.
Le
soluzioni tecnologiche non mancano. Per quanto riguarda il finanziamento degli
interventi in alcuni casi si può ricorrere al finanziamento tramite terzi ed
alle ESCO, le società in grado di offrire servizi energetici integrati con garanzia
dei risultati condividendo l’investimento con il cliente (o effettuandolo in
toto) e ripagandosi attraverso il risparmio generato per la durata contrattuale
(5-10 anni). Non mancano gli incentivi statali, sia stabili, sia periodici (es.
bandi del Ministero Ambiente per le fonti rinnovabili).
La
Pubblica Amministrazione ha anche un ruolo pubblico e di indirizzo, andato crescendo
a partire dalle riforme introdotte dai provvedimenti Bassanini negli anni
Novanta e dalla riforma del Titolo V della Costituzione più recentemente.
Relativamente
ad essa l’Ente può utilizzare i seguenti strumenti per promuovere l’efficienza
energetica sul suo territorio:
finanziamenti
ed incentivi (meglio se per diagnosi, progetti e monitoraggio);
fondi di
garanzia;
strumenti
legislativi e di pianificazione;
regolamenti
edilizi;
gestione
delle concessioni in ambito energetico;
creazione
di un’agenzia per l’energia;
attività
di formazione, informazione e comunicazione.
Le
esperienze raccolte in diverse realtà nazionali costituiscono una buona base di
partenza, replicabile e/o adattabile agli Enti. Un suggerimento in un Paese che
si caratterizza per la più alta disponibilità di incentivi, ma anche per una
capacità di sfruttarli molto bassa, è quello di usare con oculatezza le risorse
economiche disponibili. Esse sono spesso insufficienti per programmi di
incentivazione in conto capitale. Meglio pensare ad accordi con le banche per
promuovere fondi di garanzia e prestiti a tasso zero, o usarle per azioni di
diagnosi, comunicazione e monitoraggio.
Per
affrontare con successo gli aspetti energetici ed ambientali, che rappresentano
sempre più un’esigenza primaria per gli Enti Locali, la cittadinanza ed il territorio,
è necessario disporre di una struttura adeguata, imperniata sul ruolo dell’energy
manager e sulle figure di supporto alle sue attività. L’energy manager, dopo
aver predisposto una contabilità energetica analitica, potrà quantificare le
esigenze e l’entità delle risorse umane ed economiche da destinare alle
attività energetiche.
Dal
momento che l’energia si presenta come tema orizzontale, intersecando competenze
di vari assessorati, è inoltre fondamentale che la struttura citata sia messa
nelle condizioni migliori per operare.
La
delibera di Giunta che dà mandato all’energy manager deve dunque indicare chiaramente
dove e come tale figura si vada ad interfacciare con i diversi assessorati e le
diverse funzioni comunali. In alternativa è possibile passare attraverso una
determina dirigenziale, valida soprattutto se emanata dal Direttore Generale e
purché a quest’ultimo siano attribuiti poteri di coordinamento dei dirigenti e
del capo del personale.
L’energy
manager può infatti supportare il Sindaco e la Giunta sia relativamente agli
aspetti privatistici (controllo fatture fornitori energia elettrica, gas e
altri combustibili per individuare anomalie, ricerca di migliori condizioni di
fornitura, verifica dell’applicazione delle clausole contenute nei contratti di
servizio, supporto alla predisposizione di capitolati di appalto per forniture
e servizi energetici, etc), sia a quelli pubblici (supporto alla redazione di
regolamenti e alle attività di pianificazione).
Sebbene
altre voci possano risultare preponderanti, in termini assoluti una riduzione
del 5% dei consumi di energia rispetto alla crescita tendenziale, quasi sempre
possibile con interventi di tipo tradizionale, già in un comune nell’ordine dei
20.000 abitanti può giustificare un energy manager interno. Negli enti di
dimensioni minori la scelta migliore è rappresentata da un consulente esterno.
I risparmi ottenibili possono essere collegati a campagne di immagine e a
interventi presso la cittadinanza (indirizzo, incentivo o obbligo), con un
potenziale moltiplicatore degli effetti.
Contrariamente
a quanto espresso dal partito dei catastrofisti, negli ultimi decenni si è
fatto molto per migliorare l’uso dell’energia e per ridurre gli effetti negativi
sul territorio. Il libro verde della Commissione Europea “Doing more with less”
quantifica in circa un 40% la richiesta di energia primaria evitata rispetto
alla domanda attuale grazie agli interventi di efficienza energetica realizzati
a partire dagli anni Settanta.
Per
ottenere i migliori risultati sarà fondamentale che le Istituzioni riacquistino
credibilità e fiducia agli occhi della cittadinanza, passando da un’ottica di gestione
delle emergenze (che va dai blocchi del traffico all’epopea senza fine dei
rifiuti nel napoletano) ad un’azione basata su un’analisi seria del territorio
e delle sue potenzialità, che riconosca che ogni intervento presenta degli
aspetti negativi e che chi attende le soluzioni miracolose finisce per impedire
il miglioramento della situazione. Tanti esempi dimostrano che si può fare
bene, seguendo varie vie.
Chiaramente
in un mondo che è passato in un secolo da un miliardo e mezzo di persone a
oltre sei rispondere alle esigenze nutrizionali, di sviluppo e di sostenibilità
non è facile, e farlo senza incorrere in guerre e forti squilibri è una sfida
che deve coinvolgere ogni abitante del pianeta."
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