Presentiamo e
commentiamo in questo post le 10 proposte formulate dall’Assemblea
programmatica su Efficienza e Risparmio energetico preparatoria agli Stati
Generali della Green Economy che vedranno il loro culmine il 7 e 8 Novembre
prossimi a Rimini con la presentazione di una
proposta di piattaforma programmatica sviluppata attraverso l’analisi dei
potenziali positivi, degli ostacoli, nonché delle politiche e delle misure
necessarie per migliorare la qualità ecologica dei settori strategici che
verrà presentata al Ministro dell’Ambiente e ai rappresentanti del Governo,
delle forze produttive, delle forze politiche e della società civile e discussa
con i rappresentanti dell’OCSE e dell’UE.
In breve gli Stati Generali della Green
Economy nati da un’idea del Ministro dell’Ambiente con le principali
associazioni di imprese “green” italiane, hanno l’ambizione di promuovere un
nuovo orientamento dell’economia italiana verso una green economy per aprire
nuove opportunità di sviluppo durevole e sostenibile ed indicare la via
d’uscita dalla crisi economica e climatica. Sono un’iniziativa che andrà
ad inserirsi nel processo che l’Unione europea intende avviare per dare
attuazione agli impegni presi nella Conferenza di Rio +20.
Ma esponiamo e commentiamo di seguito i 10
punti proposti:
1) Incrementare e razionalizzare gli investimenti e gli incentivi.
Gli investimenti nel campo dell’efficienza coinvolgono decine di migliaia di
imprese nazionali e portano un beneficio complessivo dal 50 al 500% più elevato
rispetto agli oneri sostenuti dallo Stato (in Germania è stato valutato un
rapporto da 1 a 5 tra incentivi ed entrate).
- Sicuramente
una razionalizzazione degli investimenti per favorire lo sviluppo di un mercato
dell'Efficienza Energetica maturo è auspicabile, come già scritto altre volte
un obiettivo ambizioso, ma secondo noi necessario, sarebbe quello di sostenere
la crescita (in termini di dimensioni e competenze) di Società di Servizi
Energetici Italiane pronte poi a lanciarsi nei mercati esteri in forte crescita
quando anche lì si svilupperà una richiesta di competenze e tecnologie per
l'Efficienza e il Risparmio energetico -
2) Avviare un forte raccordo organizzativo tra tutte le
associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza al fine di dialogare con
maggiore efficacia con il Governo.
- Spesso le
azioni di lobbyng, soprattutto nel campo delle Rinnovabili, hanno finito per
portare a risultati non sempre coerenti e efficaci; crediamo che il contributo
dei soggetti privati sia sicuramente prezioso (abbiamo sempre sostenuto come a
nostro parere non si debba aspettare una spinta dalla politica ma le società
private debbano sviluppare piani industriali indipendenti dai sistemi
incentivanti temporanei), tuttavia l'invito alla politica, anche se un po'
disilluso, è di muoversi con lungimiranza e coerenza sul percorso tracciato
dall'UE -
3) Tenere conto, a livello normativo e delle incentivazioni,
delle sinergie tra rinnovabili ed efficienza energetica destinate a rafforzarsi
in settori come la nuova edilizia ad alte prestazioni energetiche, le smart grid e
le riqualificazioni edilizie.
- Sicuramente
una semplificazione normativa ed un raccordo tra le norme sulle prescrizioni in
materia di Efficienza Energetica (in edilizia ma non solo) e obblighi e indicazioni
sull'utilizzo delle Fonti Energetiche Rinnovabili è necessaria; poche norme,
armonizzate, chiare e che facciano comprendere ai soggetti che devono
osservarle qual è il percorso tracciato, con prescrizioni precise,
verificabili, controllabili e sanzionabili -
4) Applicare la nuova Direttiva sull’efficienza energetica
che prevede, tra l’altro, una roadmap al 2050 per la riqualificazione del
parco edilizio e definisce l’obbligo di intervenire sul 3% dell’edilizia
governativa ogni anno (l’edilizia pubblica spende 5 miliardi/anno di energia
con consumi elevatissimi). L’obiettivo del 3% potrebbe essere esteso al proprio
patrimonio dalle Province e dalle Regioni più avanzate; vanno fatti partire 10
cantieri “esemplari”.
-
L'estensione dell'obbligo di riqualificazione del 3% annuo del proprio
patrimonio edilizio, andrebbe estesa a tutti i soggetti pubblici, magari anche
alzando la percentuale ed eventualmente facilitando, come peraltro indicato
nella medesima Direttiva, l'utilizzo di contratti di prestazione energetica,
che permettano di spostare gli investimenti e parte dei risparmi ottenibili,
verso soggetti privati, che eventualmente possano accedere a determinate
condizioni a fondi rotativi a questo finalizzati, a tassi agevolati e
impegnandosi a garantire i tempi di ritorno degli investimenti realizzati
grazie al risparmio energetico; si avrebbe una riqualificazione graduale del
patrimonio edilizio a costo zero o quasi per lo Stato, a patto di favorire e
non osteggiare l'iniziativa privata -
5) Definire, a partire dal 2015, per i nuovi edifici e le
ristrutturazioni, nuove soglie di consumo massimo del 20% inferiori rispetto a
quanto previsto dalle norme attuali per preparare il comparto dell’edilizia
alla scadenza del 2021, quando tutte le nuove costruzioni dovranno essere “nearly zero energy”.
- Anche in
questo caso la strada verso i Near Zero Energy building dovrebbe essere
tracciata più chiaramente, da oggi (o come si dice, da ieri!) coinvolgendo i
soggetti del settore (dagli investitori immobiliari, ai professionisti della
pianificazione e progettazione, fino agli operatori, imprese e artigiani) con
regole sempre più rigide e stringenti ma anche con incentivazioni; il rischio è
ancora una volta di muoversi in ritardo, arrivando con norme frettolose a imporre
limiti prestazionali per i quali il mercato non è preparato, rischiando di
ripetere l'improvvisazione della Certificazione Energetica (di cui parleremo
poi) con interventi di poca qualità e poco controllo dei consumi effettivi -
6) Garantire certezza nel tempo agli strumenti di
incentivazione come le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche -
ripristinando il 55% - e la prosecuzione al 2020 dei certificati bianchi, la
principale arma per l’efficienza che potrà consentire un risparmio annuo, al
2020, di 11-13 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
- Qui
abbiamo sempre sostenuto l'estensione del meccanismo dei Certificati Bianchi,
che sebbene non debbano da soli determinare la fattibilità o meno di interventi
di Efficienza Energetica, acquisendo stabilità, potrebbero essere inseriti nei
Business Plan dei promotori di questo tipo di interventi, contribuendo, con la
famosa armonizzazione delle norme di cui sopra, a diventare un elemento
distintivo del mercato dei Servizi di Efficienza Energetica, non solo o non
tanto dal punto di vista economico, quanto da quello tecnico dando la
possibilità di quantificare e controllare i risparmi ottenibili -
7) Ridare forza, a partire da seri controlli, alla
certificazione energetica degli edifici, uno strumento in grado di trasformare
il mercato come è avvenuto per gli elettrodomestici nell’ultimo decennio.
- Come già
accennato, avendone avuto esperienza diretta, la Certificazione Energetica ha
avuto per essere benevoli, un impatto sul mercato immobiliare molto minore di
quello potenzialmente ottenibile; il mercato degli Attestati di certificazione
Energetica è ormai abbastanza deprimente per i professionisti coinvolti e,
salvo rare eccezioni, ritenuto non attendibile e quindi non utile per una valutazione
complessiva dagli acquirenti. Non si è riuscito (ed era difficile, lo
ammetto...) a trasporre su scala nazionale l'esperienza della Provincia
Autonoma di Bolzano con la certificazione CasaClima, di cui non sono un
sostenitore estremista ma a cui non si può non riconoscere una credibilità e
una garanzia di qualità che ha influenzato realmente il mercato, in tutti i
suoi attori; certo portare uno strumento simile (non dico uguale, ma simile) da
una scala locale con dimensioni e numeri ridotte ad una scala nazionale e di
grandissima diffusione non era semplice, ma certo si poteva fare qualcosa di
meglio, a cominciare proprio dai controlli -
8) Sostenere le piccole industrie non sottoposte alla
Direttiva emission
trading, che hanno difficoltà a identificare i vantaggi ottenibili
con interventi di efficienza, attraverso incentivi per avviare Audit energetici.
- Anche
questo è un nostro cavallo di battaglia, per il quale stiamo proprio
sviluppando un'idea ad hoc per fornire uno strumento che aiuti proprio le PMI a
individuare i possibili vantaggi e, per non distogliere capitali dal loro
famigerato core business, ad accedere ad un mercato dei Servizi di Efficienza
Energetica dove dovrà nascere un'offerta di Servizi adeguata, che offra
interventi efficaci, risparmi garantiti, benefici condivisi, sostenendo
l'impegno finanziario e il rischi tecnico dell'intervento; chiedo troppo? io
credo che per imprese competenti e volenterose ci sia spazio, come già scritto
in un altro post, vediamo se il mercato potrà crescere -
9) Migliorare l’efficienza degli usi elettrici che presentano
un doppio dividendo: a quello diretto si somma quello derivante dalla riduzione
della necessità di costruire nuove centrali. In Europa con interventi spinti
sul fronte dell’illuminazione si potrebbero risparmiare 28 miliardi ed evitare
la costruzione di decine di nuove centrali.
-
L'Efficienza negli usi elettrici rappresenta sicuramente uno degli ambiti dove
anche le ESCo già hanno in parte colto le opportunità di business e sempre più
potrebbero diffondersi modelli di interventi anche a costi nulli per i
beneficiari e con risparmi anche considerevoli, avendo in molti casi, bassi
rischi tecnologici e alti potenziali di risparmio; oltre all'ambito
dell'illuminazione (sia illuminazione pubblica con interi impianti da
ammodernare che illuminazione per terziario e uffici pubblici) segnaliamo le
potenzialità di risparmio con interventi sui motori elettrici in ambito
industriale -
10) Stimolare soluzioni
innovative per finanziare gli interventi di efficienza (deroghe al patto di
stabilità per gli enti locali che si impegnano in questo percorso,
finanziamento tramite terzi, fondi di rotazione, Energy performance contract,
valorizzazione Esco, ecc).
- Ultimo
punto ed altro aspetto che ci sta particolarmente a cuore, anche in questo caso
noi puntiamo più decisamente sull'ipotesi di agevolare i soggetti privati ad
attuare interventi di risparmio energetico, attraverso contratti standard,
liste di servizi, qualificazione delle ESCo... piuttosto che favorire spesa
pubblica; i soggetti pubblici, anche aggregando centri di consumo, dovrebbero
dotarsi di Energy Manager dalla comprovata competenza e capacità, che fungano
da controparte in appalti e contratti di prestazioni energetiche, ripagandosi
sostanzialmente con i risparmi ottenibili con un adeguata capacità di
trattativa anche dal punto di vista tecnico e di controllo sugli impegni e sui
risultati ottenuti -
CI sembra
che di materiale su cui lavorare in questi 10 punti ce ne sia decisamente
molto, se volete aspettiamo i vostri commenti, le vostre proposte e le vostre
critiche.
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