lunedì 28 maggio 2012

Le Startup saranno il futuro anche dell'Italia?


Riportiamo l’interessantissima riflessione di Emil Abirascid (giornalista che si occupa di innovazione che si fa impresa, direttore di Innov'azione, bimestrale edito dal Polo Tecnologico di Navacchio, voce dell’ecosistema dell’innovazione italiana come si descrive nel suo sito www.abirascid.com che vi invitiamo sicuramente a visitare e frequentare assiduamente) in riguardante le Startup, tema che ultimamente è molto dibattuto anche nel panorama socio-economico di casa nostra e che ci sta molto a cuore, sia per lo slancio che può ridare ad un sistema economico in crisi, sia per le potenzialità di innovazione e nuovi strumenti di business che ci interessa molto e nel quale speriamo per crescere e far crescere le nostre idee.
“Le startup sono diventate popolari. Sono il nuovo che avanza, sono il futuro del Paese. Lo stanno capendo tutti. Lo ha capito il governo che ha mandato il ministro Corrado Passera a presidiare un grande evento che si è tenuto ieri, 26 maggio 2012, in uno dei luoghi più affascinanti tra quelli in cui sboccia la innovazione italiana: H- Farm a Ca’ Tron a Roncade, vicino a Treviso con ‘vista’ sulla laguna veneta.

Lo hanno capito gli industriali che ieri, sempre a Ca’ Tron erano rappresentati da quello che tra loro più somiglia a una rock-start, Renzo Rosso di Diesel, e con lui i tanti imprenditori che senza partecipare a eventi sempre più si interessano alle nascenti aziende innovative. Lo hanno capito le banche che hanno avviato programmi di varia natura a sostegno della nuova imprenditoria innovativa. Lo stanno capendo anche alcune Università con i loro incubatori e anche alcune amministrazioni locali. Insomma il fenomeno è smarcato, sta diventando di massa, tanto che si parla di fare show televisivi sul tema, di dedicare un canale Rai alla diffusione della cultura dell’innovazione e della imprenditoria proprio come un tempo si fece per insegnare agli italiani a leggere e scrivere con le trasmissioni del maestro Manzi. Lo sta capendo la stampa generalista che sempre più dedica articoli a giovani intraprendenti che il lavoro hanno deciso di crearselo invece che di cercarlo. Insomma le startup sono sulla bocca di tutti, sono un fenomeno in crescita, la popolazione attiva attorno a questo fenomeno è in crescita, l’attenzione sale. Viva le startup! È questo il filone sul quale investire per ridare slancio all’economia? Certamente è uno dei più promettenti benché non l’unico perché anche aziende consolidate continuano a fare innovazione con entusiasmo ed energia. È tutto pronto affinché questo filone possa svilupparsi? Mica tanto, e se è certamente importante diffondere la cultura della innovazione e della imprenditorialità, è altrettanto fondamentale rendere il terreno più fertile. Certo se uno l’azienda innovativa la vuole fare la fa comunque e ovunque, ma se si inizia a rendere più semplice il processo burocratico di creazione d’impresa, la gestione delle assunzioni, la fiscalità, l’accesso ai finanziamenti, tutto scorre meglio e le opportunità si moltiplicano. Così come si moltiplicano se si rendono disponibili maggiori fondi sotto forma di finanziamenti in capitale di rischio magari anche agendo su un efficace rapporto tra risorse pubbliche e risorse private. Ecco questo hanno chiesto i tantissimi presenti all’evento di ieri lanciando al ministro idee, proposte che vanno tutte nella direzione comune di dare maggiore slancio e respiro al fenomeno delle startup. Questo è il momento giusto per fare sì che il fenomeno decolli definitivamente e che il Paese faccia sua la ricchezza che innovazione, talento, creatività sono in grado di creare. Che lo faccia in tutti i settori in cui è possibile declinare l’innovazione, che lo faccia innestando l’ecosistema in un quadro il più possibile internazionale, che lo faccia coinvolgendo il più ampio numero di attori e che lo faccia senza creare fenomeni di accentramento che, come il ministro ha sottolineato, rischierebbero di creare una distorsione. Benché possa essere utile creare una sorta di coordinamento sarebbe un errore dare vita a contenitori che accentrino risorse e che diventino unico strumento legittimato di governo di uno scenario che invece è complesso, articolato, territorialmente distribuito e che anche nella concorrenza riconosce un valore. Lavorare quindi tutti insieme con uno spirito di apertura e collaborazione che anch’esso deve essere spinto da un nuovo modo di vedere e di creare le cose, che deve essere anima della cultura dell’imprenditoria e dell’innovazione che sta alla base del fenomeno delle startup sul quale finalmente si sta iniziando a puntare con forza e convinzione e con il supporto delle istituzioni pubbliche e private del Paese.”

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