Riportiamo un lettera di Alec Ross, consigliere speciale per l'innovazione del Segretario di Stato americano Hilary Clinton in vista del Digital Economic Forum in corso a Venezia, da leggere assolutamente per i giovani e meno giovani con idee imprenditoriali innovative.
“Ho appena compiuto quarant'anni ed è stato un compleanno interessante per chi, come me, ha l'incarico di Consigliere speciale per l'Innovazione del Segretario di Stato Hillary Clinton. Per un verso, nelle alte sfere del governo questo compleanno coincide con il raggiungimento dell'età adulta. L'immagine di un diplomatico di carriera o del ministro di un governo evoca il concetto di esperienza ed è in qualche modo legato ai capelli grigi. D'altro canto, a volte mi sento troppo vecchio per far parte dell'altra comunità, quella con cui passo una buona parte della mia vita professionale: gli innovatori e gli imprenditori che sono la forza propulsiva dell'economia del XXI secolo. Mi colpisce constatare quanto siano sempre più giovani questi nuovi capitani d'industria e quanto il loro lavoro appaia distante dalle attività dei funzionari governativi che risiedono nelle capitali, dove il rafforzamento delle nostre economie è il più importante argomento di discussione.
“Ho appena compiuto quarant'anni ed è stato un compleanno interessante per chi, come me, ha l'incarico di Consigliere speciale per l'Innovazione del Segretario di Stato Hillary Clinton. Per un verso, nelle alte sfere del governo questo compleanno coincide con il raggiungimento dell'età adulta. L'immagine di un diplomatico di carriera o del ministro di un governo evoca il concetto di esperienza ed è in qualche modo legato ai capelli grigi. D'altro canto, a volte mi sento troppo vecchio per far parte dell'altra comunità, quella con cui passo una buona parte della mia vita professionale: gli innovatori e gli imprenditori che sono la forza propulsiva dell'economia del XXI secolo. Mi colpisce constatare quanto siano sempre più giovani questi nuovi capitani d'industria e quanto il loro lavoro appaia distante dalle attività dei funzionari governativi che risiedono nelle capitali, dove il rafforzamento delle nostre economie è il più importante argomento di discussione.
Trovandomi al punto d'intersezione tra gli alti
funzionari governativi e gli imprenditori del XXI
secolo penso che sia necessario avvicinare gli uni agli altri. È sempre più
chiaro che se negli Stati Uniti e in Europa l'economia si riprenderà sarà
grazie alla capacità dei nostri Paesi di supportare e dare spazio
all'innovazione. Appare evidente che l'innovazione può immettere nuova energia
nella macchina dei nostri sistemi economici, e la maggior parte di
quest'innovazione verrà dalle menti e dall'impegno di questi giovani uomini e
donne tra i venti e i trent'anni.
Esiste un precedente. Oggi in America il 40%
del Prodotto interno lordo deriva da aziende che non esistevano prima del 1980.
Sono dati statistici sorprendenti. Ciò significa che ogni anno nel mio Paese
quasi 6.000 miliardi derivano da aziende che fino a poco tempo fa erano solo
idee nella mente di qualche ambizioso imprenditore.
Come è potuto accadere? Un primo fattore è rappresentato
dall'enorme spostamento di potere reso possibile dalla tecnologia e in special
modo da Internet. Competenze che un tempo erano appannaggio di potenti
gerarchie come i governi o le grandi compagnie nel settore dei media sono ora a
disposizione di singoli cittadini o di reti di cittadini. La tecnologia rende
più facile creare un grande business, in fretta e senza il grande capitale
iniziale che un tempo era necessario. Dieci anni fa l'utilizzo di
un'applicazione base di Internet costava 100.000 euro al mese. Oggi, attraverso
la cloud , quella stessa applicazione costa 1.000 euro. Da un punto di vista
pratico questo significa che ora uno studente universitario può aprire
un'azienda senza bisogno del supporto delle banche o degli investitori.
In secondo luogo, gli
imprenditori che si collocano nella fascia d'età compresa tra venti e
trent'anni sono
la prima generazione digitale e globale insieme. Per loro il periodo di rapida
globalizzazione vissuto negli Anni Settanta, Ottanta e Novanta è storia antica
quanto un mondo senza Internet. Per questo, sono cresciuti con codici culturali
diversi e con idee e approcci nuovi al mercato. I giovani che oggi creano
aziende si sentono in modo intuitivo a proprio agio con le nuove tecnologie,
con i mercati emergenti e con il sistema globalizzato in cui tutti ci troviamo
ora a vivere. Hanno utilizzato queste conoscenze per creare modelli di business
che si adattano facilmente a un mondo assai più interconnesso di quanto non
fosse trent'anni fa. In America l'88% di piccoli e medi imprenditori sotto i
quarant'anni utilizza i social network per il proprio business, contro il 66%
di persone di quarant'anni o più. Usando questo tipo di tecnologie le giovani
generazioni si trovano ad avere un vantaggio competitivo sulle loro controparti
più adulte perché sono in grado di raggiungere una clientela più ampia. Possono
connettersi con più persone più velocemente.
Se noi che facciamo parte
dei governi saremo in grado di capire come creare un'economia prospera per il futuro ciò
sarà in larga misura dovuto al fatto che avremo compreso e dato spazio agli
impulsi imprenditoriali e innovativi di questi imprenditori emergenti. Questo
vuol dire molte cose. Primo, che dobbiamo essere disposti ad accettare il
profilo di rischio più alto che questa nuova forma d'imprenditoria comporta.
Ciò significa non considerare il fallimento imprenditoriale come una disgrazia
che rovina una persona e la sua reputazione. Una delle più importanti
caratteristiche culturali della Silicon Valley, e una delle principali ragioni
per cui tanta parte dell'innovazione mondiale continua ad arrivare da questa
striscia di terra californiana lunga 90 chilometri, è proprio l'accettazione
del rischio. Questo ha generato una florida attività di venture capital che
riconosce che solo due o al massimo tre investimenti su dieci produrranno un
ritorno di capitale, ma quei due o tre saranno così grandi da giustificare il
rischio. E se sostenere che investire sui neolaureati può essere una bella
teoria, sappiamo nella pratica che questo significa andare inevitabilmente
incontro a qualche fallimento.
Questo atteggiamento
implica l'accettazione che i giovani hanno il diritto a sedersi al tavolo della
discussione ricoprendo
un ruolo determinante. Coloro che occupano importanti posizioni governative o
nelle élite del mondo del business devono cominciare a considerare seriamente
le prospettive dei ventenni e dei trentenni che troppo spesso vengono ignorate.
Dovremmo trarre beneficio dalla loro visione del mondo perché questi giovani
sono una generazione globale e digitale allo stesso tempo. Dovremmo farli
entrare nella discussione e nelle decisioni politiche dalle quali sarebbero di
norma esclusi.
Infine, per favorire la
crescita dobbiamo guardare alle nuove attività industriali che si svilupperanno
nel futuro. Così come negli ultimi anni l'industria informatica ha sostenuto
l'innovazione, in futuro si consolideranno nuove aree industriali di grande
impatto economico come le nanotecnologie, la robotica, le biotecnologie, le
tecnologie verdi e la scienza del genoma.
Nel mondo economico di
oggi dobbiamo aggiornare le osservazioni di Charles Darwin ed ammettere che
non è il più forte della specie a sopravvivere, ma colui che più si adatta al
cambiamento. Al Digital Economy Forum, organizzato a Venezia, domani e venerdì,
dall'Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, spero di incontrare la nuova
generazione di innovatori in Italia.”
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