giovedì 8 dicembre 2011

Le ESCo italiane: la situazione attuale e le prospettive

Avevo scritto qualche tempo fa dell'incontro organizzato dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, durante il quale si presentava l'Energy Efficiency Report sull'Efficienza Energetica in Italia: modelli di business, soluzioni tecnologiche, vincoli e opportunità di sviluppo, un documento sicuramente molto ben fatto dal Prof. Vittorio Chiesa e dal suo staff.
Scriverò in un prossimo post dell'analisi del potenziale sicuramente interessante del mercato degli interventi di efficienza energetica e dell'analisi dell'economicità dei diversi interventi al netto del sistema incentivante valutato per edifici di nuova costruzione e edifici esistenti in condizioni standard che propone un quadro esauriente delle soluzioni tecnologiche per l'efficienza energetica.
In questa occasione voglio invece proporre un'analisi sul mercato dei servizi energetici ed in particolare del contributo delle Energy Service Company per il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico previsti tra gli altri dal Piano d'Azione per l'Efficienza Energetica di cui abbiamo già trattato prendendo spunto proprio dall'analisi proposta dal report e da quanto emerso nel corso della tavola rotonda con alcuni dei maggiori operatori.
Le considerazioni si concentrano fondamentalmente su alcuni aspetti contrattuali che potrebbero favorire investimenti in progetti di risparmio energetico e sulle caratteristiche dimensionali e operative delle società di servizi energetici: per quanto riguarda il ricorso a forme contrattuali "evolute", come vengono definite dal report, si segnala che l'italia è in ritardo (anche se è in crescita questa tipologia di contratti) rispetto ad altre nazioni europee, privilegiando ancora contratti a canone fisso nel quale l'operatore si assume l'onere della fornitura del vettore energetico e della conduzione degli impianti legati soprattutto ai contratti di gestione calore nati per le pubbliche amministrazioni e i grandi condomini; questo tipo di contratti, a differenza degli Energy Performance Contract, non favorisce il meccanismo virtuoso legato alla condivisione contrattualizzata dei risparmi ottenibili con l'efficientamento energetico del sistema edificio-impianto; inoltre spesso gli investimenti per questo tipo di intervento rimangono a carico del proprietario che quindi deve assumere il rischio finanziario dell'operazione non sempre supportato pienamente dalla società che ne gestisce la fornitura energetica, che magari è remunerata in funzione dei consumi energetici; d'altra parte un maggior ricorso al finanziamento degli interventi direttamente da parte delle ESCo, che si ripaga condividendo i risparmi energetici, rischia nel medio periodo di esporre troppo dal punto di vista finanziario queste società, limitando la possibilità di operare a società giovani che hanno più difficoltà di accesso al credito e lasciando la fetta maggiore del mercato alle multinazionali che possono reinvestire in questo tipo di interventi utili derivanti da altri settori. A questo proposito la fotografia attuale del mercato di questi servizi vede un 5% del totale delle società con oltre 250 addetti (sostanzialmente multinazionali dei servizi energetici) che detengono la metà del volume d'affari, mentre il 60% del totale delle imprese che ha meno di 10 dipendenti fattura per il 10% del volume totale; in mezzo le società medie e medio-grandi si dividono equamente il restante 40%.
A questo punto, la speranza di vedere crescere società italiane di servizi energetici, che sappiano magari anche esportare la propria competenza e capacità operativa oltre i confini nazionali, è legato alla possibilità di aggregazione di queste piccole o micro società, che unendo le proprie capacità operative e finanziarie possano contendere una fetta del mercato degli interventi di efficientamento industriale che dovrebbero caratterizzare i prossimi anni; questo è ancora più vero nel panorama italiano, dove la grande frammentazione delle imprese di piccole dimensioni più che favorire il ricorso a ESCo anch'esse di piccole dimensioni che spesso hanno difficoltà a gestire interventi troppo specifici e con tempi di ritorno medio-alti, potrebbe al contrario lasciare il campo libero alle grandi società che aggregando interventi standardizzati riuscirebbero ad approfittare delle economie di scala.
Considerata la scarsa lungimiranza della politica italiana, che comunque ha un ottimo strumento se non per controllare, almeno per fornire indirizzi interessanti al mercato, quale quello dei Certificati Bianchi, e considerato che comunque anche se si intendesse farlo sarebbe poco praticabile, c'è da auspicarsi che lo sviluppo di società di servizi energetici a guida italiana capaci di crescere per poter competere con i grandi gruppi stranieri continui, anche considerato che questo potrebbe essere un settore che resiste nonostante la crisi e potrebbe essere esportato anche oltre i confini nazionali permettendo di sviluppare un'imprenditoria dell'energia italiana con un futuro prospero.

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