sabato 3 settembre 2011

Perchè si cresce?

Nell'ottica, in un periodo di crisi e ristagnazione economica come quello attuale, di affiancare ai contenuti "tecnici" legati al tema del sito, contenuti "culturali" che possano muovere le menti giovani (non solo anagraficamente) per uscire dal guado innovando le idee e i servizi in tutti i campi dell'economia reale, segnaliamo un articolo sul sito del benemerito istituto Bruno Leoni (visitabile cliccando sul titolo del presente post), invero un po' datato, ma di strettissima attualità, relativo all'incontro dal titolo appunto «Perché si cresce? Nuove prospettive della scienza economica» svoltosi nella sede di Api Como in via Vandelli in collaborazione con il citato Istituto Bruno Leoni e lo studio legale Vestuti Ceruti Cairoli.

Si riportano in particolare gli spunti conclusivi di interesse per chi si muove, come me, nell'ottica di un'innovazione possibile che nasca dalle idee di chi opera nella società e nel proprio ambito professionale cercando di offrire appunto servizi che possano portare valore aggiunto, per sè e per i destinatari, con il rischio a volte o spesso di sbagliare, ma non di contribuire all'immobilismo della società attuale.
In particolare i due interventi sintetici sono quelli del La Provincia di Como Giorgio Gandola che ha sottolineato come «Questo libro che oggi presentiamo sull’economia due-punto-zero e questi interventi rappresentano un monolite da cui far partire la nostra azione. Per essere al passo con i tempi. O meglio ancora per guidare questa fase di grandi cambiamenti. Per coglierne tutte le opportunità. Certo per chi ha scollinato la mezza età non è semplice. Ma nella digitalizzazione bisogna sempre essere affamati di novità e certamente un po’ originali. Certo le difficoltà sembrano incidere e cambiarci. Ma non dobbiamo correre il rischio di trasformare questa nostra bella e grande Italia in un ufficio turistico o poco più. Siamo chiamati a ben altro. Naturalmente per un futuro positivo servono teste giovani, intransigenti. Economisti liberi per affrontare le sfide e crescere ancora. Con la nostra testa e con le nostre capacità, non rassegnandoci mai a vivere tutti in un immenso piano quinquennale planetario».
Andrea Mingardi ha infine concluso «Il progetto paese realisticamente oggi non l’ha nessuno. Certo la politica può definire delle regole, ma è abbastanza chiaro ormai che più fa, più mette steccati e peggio è per la società reale. Credo di saper bene, per esperienza personale, quanto possa essere frustrante nel breve periodo un lavoro culturale. Ma credo anche che, purtroppo, le scorciatoie non esistono. Vale  ancora la teoria darwiniana: non sopravviverà il più forte – altrimenti i dinosauri non sarebbero estinti – ma chi meglio si adatta al cambiamento. Serve solo un approccio testardo che sappia pensare al bene della generazione successiva. Dunque innovazione, tecnologia, tante idee. Poi lasciar fare al mercato. Evitando il rischio di passare alla storia come gli oculisti saccenti e miopi della prima rivoluzione industriale». 

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